V&A, il più grande museo al mondo di arti applicate e design

Tutto ebbe inizio nel 1852 quando – sulla spinta della Grande Esposizione Universale di Londra del 1851– il museo aprì le sue porte al pubblico col nome di Museum of Manufactures a Westminster. Due anni dopo fu trasferito nella sua sede attuale e ribattezzato South Kensington Museum: l’inaugurazione ufficiale, alla presenza della regina Vittoria, avvenne però solo nel 1857.
Nel 1899, la sede del museo venne ampliata.
Per porre la prima pietra del nuovo edificio Aston Webb, la regina vi fece la sua ultima apparizione pubblica: lo intitolò Victoria and Albert Museum, riunendo così per sempre il suo nome a quello del suo amatissimo principe consorte, morto quasi trent’anni prima, per consacrare quella che era diventata ormai una della principali istituzioni pubbliche di Londra.

V&A

L’intento di Henry Cole, primo direttore del V&A, era di riunire una collezione che offrisse esempi di arti applicate e decorative (in opposizione alle belle arti, ospitate in altri musei e gallerie), così come di design e scienza, perché dessero una spinta in avanti all’industria inglese, istruendo la popolazione. Infatti, già dal 1858, vennero introdotte le aperture serali, pensate apposta per la working class, che non aveva tempo libero durante il giorno.
Da allora, la collezione del museo ha continuato ad allargarsi, sia dal punto di vista del numero di esemplari esposti, sia dal punto di vista delle arti ospitate: tanto che oggi vi si trovano anche pitture e sculture di grande pregio. Con più di 2.27 milioni di oggetti, il Victoria and Albert Museum è attualmente considerato il più grande museo al mondo di arti applicate e decorative e design.

La regina Vittoria e il Principe Alberto 1861

Oltre 3.000 gioielli di tutti i tempi

Il V&A possiede una delle collezioni di gioie più belle e complete al mondo, con oltre 3.000 pezzi che accompagnano la storia e i mutamenti dei gioielli dall’antichità ai giorni nostri.
Per cui, essendo io un’amante dei gioielli, non vi stupirà sapere che, quando sono andata a Londra per la prima volta, visitare questo museo era senz’altro una priorità.
La sua collezione ci fa viaggiare nel tempo e permette di vedere l’evoluzione dei gioielli dal 1500 a.C. fino a oggi: forme, materiali, colori che si sono succeduti nei secoli, ma anche pezzi dal design già molto moderno – senz’altro tra i miei preferiti – che si possono ritrovare in epoche ormai lontane come il periodo georgiano, l’età vittoriana e l’Art Déco.
Vengono organizzate anche delle mostre temporanee che esplorano e approfondiscono temi più circoscritti, esplicitando il valore simbolico e il significato specifico che i gioielli hanno acquisito nel tempo. Per esempio, Cradle to the Grave si concentra sui materiali e le forme dei gioielli che nelle diverse culture accompagnarono e accompagnano le diverse fasi della vita: dagli amuleti della fertilità in conchiglia ai ciondoli protettivi della vulva, fino ai monili in giaietto e onice.

Ti ritieni un esperto di pietre dure e pietre preziose? Allora ti piacerà metterti alla prova con la collezione donata al museo nel 1869 dal Rev. Chauncy Hare Townshend: composta di 154 pezzi esposti in cerchio, comprende diverse pietre montate su anelli di tutte le forme. Un vortice colorato e scintillante di rubini, zaffiri, tormaline, acquamarine che mostra tutta la varietà di colori, nuance, texture e tagli che caratterizzano le pietre naturali.
Interessanti anche i video degli artigiani che spiegano e presentano le varie tecniche di lavorazione dei materiali.

(orchidea) Ornamento per capelli, realizzato da Philippe Wolfers, 1905-7, Belgio. Museo no. M.11-1962. © Victoria and Albert Museum, Londra

Ospiti e donazioni: da Kashmira a Beyoncé

Una scala a chiocciola in vetro, soprannominata The Stairway to Heaven dallo staff del museo, porta fino allo spazio dedicato alla collezione Kashmira Bulsara: una raccolta di vanity case in stile art déco concessa in prestito dalla sorella di Freddie Mercury.
Kashmira Bulsara ha promesso di regalarla in futuro al museo, dedicandola alla memoria del fratello, che, oltre a essere un impareggiabile cantante e musicista, era anche interessato e affascinato dalle arti plastiche e grafiche. Laccate, tempestate di pietre, smaltate o intarsiate con lapislazzuli, turchesi e diamanti, questi raffinati nécessaire testimoniano il lavoro di Cartier, Van Cleef & Arpels, Lacloche e altri importanti gioiellieri parigini e newyorkesi del periodo 1900-1940. Le 49 scatole ammaliano con i loro colori e dettagli elaborati, in una sfilata di design tutti diversi ispirati dal modernismo così come da Persia, antico Egitto, Cina e Giappone, arricchendo in modo sostanziale la collezione art déco della galleria.

Portasigarette. Un prestito e un regalo promesso da Kashmira Bulsara in memoria di suo fratello, Freddie Mercury. Immagine per gentile concessione del Victoria and Albert Museum, Londra

Non si tratta, del resto, né della prima né dell’ultima acquisizione effettuata dal V&A: il museo è infatti molto attento ad ampliare e aggiornare tutte le sue collezioni. Tra le donazioni più recenti, ha suscitato molto clamore quella dell’anello Papillon di Beyoncé, disegnato da Glenn Spiro nel 2014 e donato alla Queen B da Jay Z, che l’ha fotografata mentre lo indossava.
Uno degli ultimi arrivi è costituito da un piccolo ciondolo in oro inciso e brunito, realizzato da Cartier nel 1975, che rappresenta il benamato orsetto Paddington: la raccolta di gioielli del V&A, insomma, non include solo tesori importanti e vistosi, ma anche gioie piccole e raffinate.

Purtroppo è severamente vietato fotografare i gioielli del museo, per cui dovrai affidarti alla tua memoria: ma passare un pomeriggio a passeggiare fra le vetrine dei gioielli del V&A è un’esperienza indimenticabile e davvero unica. Proprio per questo lo raccomando vivamente.

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