Una location da cult movie
Coober Pedy è una città dell’Australia Meridionale, 846 chilometri a nord-est di Adelaide lungo la Stuart Highway.
È la capitale mondiale dell’opale e si trova in una zona quanto mai arida, tra ben due deserti dai nomi singolari – il Simpson e il Victoria – ma molto conosciuti da tutti gli australiani: un paesaggio secco e sconfinato, dall’atmosfera lunare, costellato com’è di crateri artificiali, scavati dall’uomo per estrarre le preziose opali.
Un luogo davvero unico, strano e meraviglioso: tanto da fare da sfondo a svariati film, tra cui Mad Max oltre la sfera del tuono e Priscilla, la Regina del Deserto.
Quando ho visitato l’Australia, alcuni anni fa, non potevo non passare per questo posto straordinario. Ed essendo le sue opali così famose, ho deciso di raccontarvi la sua storia.
La città dei bianchi nei buchi
Per migliaia di anni, tutta quest’area era abitata da gruppi di cacciatori e raccoglitori aborigeni, che vi conducevano una vita nomade. Finché, nel 1858, non vi arrivò un esploratore scozzese, John McDuall Stuart, e, dopo di lui, cominciarono a stabilirsi i primi pionieri in cerca dell’oro. Senza grande successo, ahimè.
La vera e propria fortuna mineraria della zona cominciò solo nel 1915, quando un ragazzo di 14 anni, figlio di un cercatore d’oro, trovò la prima opale, dando avvio a una grande campagna di scavi in tutto il territorio. Fu così che nel 1920, la cittadina di Stuart Range fu rinominata Coober Pedy, riprendendo due parole dalle lingue locali: kupaka – dalla lingua Mutuntjarra – che indica “uomo bianco”, e piti – dalla lingua Antakirinja – vuol dire “buco”. Messe insieme significano “uomo bianco in un buco”.
Dopo 30 anni di alti e bassi, il 1945 portò una vera svolta per lo sfruttamento dei giacimenti: fu proprio un’aborigena, di nome Toddy Bryant, a scoprire una vena di opale appena 20 centimetri sotto la superficie terrestre all’Eight Mile. La scoperta ebbe grande risonanza in tutto il paese e richiamò l’attenzione di tantissimi minatori che si trasferirono a Coober Pedy in cerca di fortuna: cosicché oggi è la più vasta regione al mondo di giacimenti di opale e produce oltre l’80% dell’opale australiano.
La composizione della pietra
L’opale è una pietra preziosa composta da silice amorfa – cioè priva di struttura reticolare – e acqua. L’85% di tutto l’opale trovato è denominato potch, ossia opale grezzo, che ha poco valore. L’opale potch non è altro che il mineraloide sopra il quale si forma l’opale prezioso: si tratta di una formazione di colore grigio, nero o bianco. L’opale prezioso, invece, presenta colori vivaci e iridescenti ammirati in tutto il mondo, su una base che può essere nera, trasparente o bianca.
Come s’è formato l’opale
In generale, la formazione dell’opale è dovuta a un lento deposito geologico di un gel colloidale di silice a bassa temperatura.
L’opale di Coober Pedy s’è creato a seguito del ritiro delle acque che circa 150 milioni di anni fa coprivano la regione. Così, le falde acquifere sotterranee si sono abbassate, le soluzioni di silice sono andate a depositarsi in cavità, faglie e fratture nel terreno e nel corso di milioni di anni si sono trasformate in splendide opali dai vivaci colori cangianti.

Il processo di estrazione
A Coober Pedy, chi ha il permesso d’estrazione può riservare 50m x 50m oppure 50m x 100m di terreno per ricercare l’opale.
La prima tecnica di estrazione mineraria consisteva nello scavare un pozzo, quindi aprire orizzontalmente delle gallerie laterali con pala e piccone. Una volta trovate tracce di opale, si passava a usare un piccone a mano o un cacciavite.
A partire dagli anni ’70, c’è stato un rapido aumento nell’uso di macchine minerarie. Oggigiorno, la maggior parte – se non tutti – dei pozzi di prospezione sono realizzati con una trivella Calweld, che scava fori di circa un metro di diametro fino a 28-30m di profondità grazie all’impiego di una benna miscelatrice.
Per questo oggi, le cave di opale appaiono ai nostri occhi cosparse di migliaia di pozzi Calweld abbandonati, conferendo quell’atmosfera galattica e stellare che li rendono così speciali.

La pulizia della pietra
Una volta estratto, l’opale grezzo viene ripulito dalla polvere di arenaria tramite un’azione meccanica: a mano, la singola pietra viene posta in un piccolo bicchiere pieno d’acqua e quindi agitata.
Altrimenti, nel caso di maggiori quantità, ci si può avvalere dell’uso di una betoniera.
In seguito, l’opale viene tagliato e, a seconda della sua destinazione d’uso, levigato e lavorato in vario modo.
Come valutare le opali
Il valore e il prezzo dell’opale dipendono da diversi fattori, fra cui segnaliamo:
• Colore di base. L’opale nero (gemma a base scura) è più preziosa dell’opale di cristallo (quasi trasparente), che è più ricercata dell’opale bianco o lattiginoso.
• Colore dominante. L’opale di fuoco rosso è più pregiata di un’opale prevalentemente verde, che è più preziosa di una pietra che riflette solo il colore blu.
• Disegni delle macchie di colore. L’opale arlecchino, dove il colore si presenta in chiazze definite, è generalmente di maggior pregio dell’opale a fuoco vivo, dove il colore appare di solito in piccole macchie.